25 Oct ‘Alternative Dimensions’ – The Thread That Binds Us
by Serena Nardoni
ENG
Breezy is curating the ‘Alternative Dimensions’ NFT-Collection for the ArtTech platform V-Art and the Andrey Sheptytsky National MuseumEach week we will present one of the museum’s masterpieces involved in the project through articles dedicated to deepening the theme of the preservation of memory and its historical-artistic testimonies.
In this life, we are just passing through. Brief, shining glimmers destined to fade, bodies exposed to the inevitable corrosive action of time. In the cyclical alternation of the seasons, we are footprints on Earth: more or less visible traces in the memory of those who shared part of their journey with us. In rare cases, a virtuous life is remembered for generations, its story handed down, and its legacy becomes the heritage of humanity. In even more exceptional cases, souls of indescribable sensitivity and complexity, the artists, capture the fragilities of their own time or step into the depths of an uncertain future. The artists challenge the present time to reach into the future, often relying on material media and artistic techniques that are less persistent than their ideas. Yet our need to feel part of a larger design and not lonely, accidental souls makes a strong case for preserving memory, in all its manifestations, by seeking confrontation and dialogue with the past.
Do we still recognize ourselves in art history? Can we sustain a gaze and allow ourselves to look without shame? And to reach out to almost forgotten memories? Are we still able to embrace and allow ourselves to be embraced? Do we have sufficient respect for the earth we tread and all its invisible footprints?
ITA
Breezy sta curando la NFT-Collection ‘Alternative Dimensions’ per la piattaforma ArtTech V-Art e il Museo Nazionale Andrey Sheptytsky. Ogni settimana presenteremo uno dei capolavori del museo coinvolti nel progetto attraverso articoli dedicati ad approfondire il tema della conservazione della memoria e delle sue testimonianze storico-artistiche.
In questa vita siamo solo di passaggio. Brevi e fulgidi bagliori destinati a tramontare, corpi esposti all’inevitabile azione corrosiva del tempo. Nel ciclico alternarsi delle stagioni, siamo impronte sulla Terra: tracce più o meno visibili nel ricordo di chi ha condiviso parte del suo percorso con noi. In rari casi, una vita virtuosa viene ricordata per generazioni, la sua storia tramandata e il suo lascito diviene patrimonio dell’umanità. In casi ancora più eccezionali, anime di indescrivibile sensibilità e complessità, gli artisti, catturano le fragilità del proprio tempo o si addentrano nelle profondità di un futuro incerto. Gli artisti sfidano il tempo presente per proiettarsi nel futuro, spesso affidando se stessi a supporti materiali e tecniche artistiche meno persistenti delle loro idee. Eppure il nostro bisogno di sentirci parte di un disegno più ampio e non anime sole e accidentali, rende forte l’esigenza di preservare la memoria, in ogni sua manifestazione, cercando il confronto e il dialogo col passato.
Ci riconosciamo ancora nella storia dell’arte? Siamo capaci di sostenere uno sguardo e lasciarci guardare senza vergogna? E di tendere la mano verso ricordi quasi dimenticati? Siamo ancora in grado di abbracciare e lasciarci abbracciare? Abbiamo sufficiente rispetto della terra che calpestiamo e di tutte le sue impronte invisibili?
‘Alternative Dimensions’ NFT Collection – The Thread That Binds Us
ENG
Few things have the power to make us feel protected and “at home” like a mother’s hug. Leaving the maternal womb, we experience ourselves for the first time, in our individuality. To welcome this shocking revolution, a cry that is life, liberation, hunger, air in the lungs. Those who built that wonderful den that welcomed us and prepared for the jump respond to that cry of greeting to the world. It is an instinctive knowing and recognizing oneself, in which the most vulnerable entrusts himself to the care of the other, placing his own life into it.
In the embrace, you abandon yourself to listening to the beats that, from dissonant, line up to sing in unison. In that moment we are one, yet always distinct units; we are different, but still united. The hug is that thread that binds us.
Mother is the one who carried us in her womb, the one who welcomes us into their life, anyone who responds to the call of a lost child in the world, even sharing with him only a stretch of the road. Ukrainian artist Olena Kulchytska has heard countless voices and answered countless appeals in her nearly 30 years as an art teacher in Lviv secondary schools and Przemyśl girls’ school. A sensitivity towards young people that also finds expression in artistic production, centered on oil paintings, watercolors and illustrations – in particular children’s books – and which culminated, during the First World War, in the creation of a series that tells the suffering of civilian population, from which postcards distributed by the Ukrainian Women’s Committee to help wounded soldiers stationed in Vienna are obtained. Works that in the harshness of the line and in the technical accuracy of the detail tell the horrors and difficulties of families torn apart by war, intertwining an indulgent style with a story full of melancholy: despite the war has removed it from the children who populated its classrooms, that sense of maternal protection has found new ways to manifest itself, giving voice, with her work, to the pain of all Ukrainian mothers.
But Olena Kulchytska is also a witness to the folklore and tradition of her people, as an attentive portrait painter of traditional costumes and clothing from all ethnographic areas of western Ukraine: from male and female garments, both winter and summer, to holidays and everyday life. . Not surprisingly, his passion and dedication were recognized when he entered the Ethnographic Department of the Shevchenko Museum of the Scientific Society in Lviv. Being a spokesperson for tradition is a further meaning of the concept of protection: thanks to this careful census work, an important part of the national identity of its time will continue to survive and will be handed down to future generations. As if to say that in diversity we rediscover our uniqueness, without the need to untie the common thread that binds us.
Preserving art is equivalent, as we have now learned, to protect the memory of what we have been in an embrace and to look after that memory to project ourselves into tomorrow.
‘Alternative Dimensions’ NFT Collection – Il Filo Che Ci Lega
ITA
Poche cose hanno il potere di farci sentire protetti e “a casa” come l’abbraccio di una madre. Abbandonato il ventre materno, sperimentiamo per la prima volta noi stessi, nella nostra individualità. Ad accogliere questa sconvolgente rivoluzione, un pianto che è vita, liberazione, fame, aria nei polmoni. A quel grido di saluto al mondo risponde chi ha costruito quella tana meravigliosa che ci ha accolto e preparati al salto. É un conoscersi e riconoscersi istintivo, in cui il più vulnerabile si affida alle cure dell’altro, riponendovi la sua stessa vita.
Nell’abbraccio ci si abbandona all’ascolto dei battiti che, da dissonanti, si allineano per cantare all’unisono. In quel momento siamo uno, eppure sempre distinte unità; siamo differenti, ma pur sempre uniti. L’abbraccio è quel filo che ci lega.
Madre è chi ci ha portati in grembo, chi ci accoglie nella propria vita, chiunque risponda al richiamo di un figlio sperduto nel mondo, anche condividendo con lui solo un tratto di strada. L’artista ucraina Olena Kulchytska ha sentito infinite voci e risposto ad innumerevoli appelli nei suoi quasi 30 anni da insegnante d’arte nelle scuole secondarie di Leopoli e nella scuola femminile Przemyśl. Una sensibilità verso i giovani che trova espressione anche nella produzione artistica, incentrata su dipinti ad olio, acquerelli e illustrazioni – in particolare di libri per bambini – e che culmina, durante la prima guerra mondiale, nella realizzazione di una serie che racconta le sofferenze della popolazione civile, da cui se ne ricavano cartoline diffuse dal Comitato delle donne ucraine per aiutare i soldati feriti stanziati a Vienna. Opere che nella durezza della linea e nell’accuratezza tecnica del dettaglio raccontano gli orrori e le difficoltà di famiglie straziate dalla guerra, intrecciando uno stile indulgente ad un racconto colmo di malinconia: nonostante la guerra l’abbia allontanata dai figli che popolavano le sue aule, quel senso di protezione materno ha trovato nuovi percorsi per manifestarsi, dando voce, col suo lavoro, al dolore di tutte le madri ucraine.
Ma Olena Kulchytska è anche testimone del folclore e della tradizione del suo popolo, quale attenta ritrattista di costumi e indumenti tradizionali di tutte le aree etnografiche dell’Ucraina occidentale: dalle vesti maschili e femminili, sia invernali ed estivi, che delle festività e del quotidiano. Non a caso, la sua passione e dedizione furono riconosciute con l’ingresso al Dipartimento etnografico del Museo della Società scientifica di Shevchenko, a Leopoli. Essere portavoce della tradizione è un’ulteriore accezione del concetto di protezione: grazie a questo attento lavoro di censimento, una parte importante dell’identità nazionale del suo tempo continuerà a sopravvivere e sarà tramandata alle generazioni future. Come a dire che nella diversità riscopriamo la nostra unicità, senza bisogno di slegare il filo comune che ci lega.
Preservare l’arte equivale, come ormai abbiamo imparato, a proteggere in un abbraccio la memoria di ciò che siamo stati e ad accudire quella memoria per proiettarci nel domani.