‘Alternative Dimensions’ – Whisper

by Serena Nardoni

ENG

Breezy is curating the ‘Alternative Dimensions’ NFT-Collection for the ArtTech platform V-Art and the Andrey Sheptytsky National MuseumEach week we will present one of the museum’s masterpieces involved in the project through articles dedicated to deepening the theme of the preservation of memory and its historical-artistic testimonies.

In this life, we are just passing through. Brief, shining glimmers destined to fade, bodies exposed to the inevitable corrosive action of time. In the cyclical alternation of the seasons, we are footprints on Earth: more or less visible traces in the memory of those who shared part of their journey with us. In rare cases, a virtuous life is remembered for generations, its story handed down, and its legacy becomes the heritage of humanity. In even more exceptional cases, souls of indescribable sensitivity and complexity, the artists, capture the fragilities of their own time or step into the depths of an uncertain future. The artists challenge the present time to reach into the future, often relying on material media and artistic techniques that are less persistent than their ideas. Yet our need to feel part of a larger design and not lonely, accidental souls makes a strong case for preserving memory, in all its manifestations, by seeking confrontation and dialogue with the past.

Do we still recognize ourselves in art history? Can we sustain a gaze and allow ourselves to look without shame? And to reach out to almost forgotten memories? Are we still able to embrace and allow ourselves to be embraced? Do we have sufficient respect for the earth we tread and all its invisible footprints?

ITA

Breezy sta curando la NFT-Collection ‘Alternative Dimensions’ per la piattaforma ArtTech V-Art e il Museo Nazionale Andrey Sheptytsky. Ogni settimana presenteremo uno dei capolavori del museo coinvolti nel progetto attraverso articoli dedicati ad approfondire il tema della conservazione della memoria e delle sue testimonianze storico-artistiche.

In questa vita siamo solo di passaggio. Brevi e fulgidi bagliori destinati a tramontare, corpi esposti all’inevitabile azione corrosiva del tempo. Nel ciclico alternarsi delle stagioni, siamo impronte sulla Terra: tracce più o meno visibili nel ricordo di chi ha condiviso parte del suo percorso con noi. In rari casi, una vita virtuosa viene ricordata per generazioni, la sua storia tramandata e il suo lascito diviene patrimonio dell’umanità. In casi ancora più eccezionali, anime di indescrivibile sensibilità e complessità, gli artisti, catturano le fragilità del proprio tempo o si addentrano nelle profondità di un futuro incerto. Gli artisti sfidano il tempo presente per proiettarsi nel futuro, spesso affidando se stessi a supporti materiali e tecniche artistiche meno persistenti delle loro idee. Eppure il nostro bisogno di sentirci parte di un disegno più ampio e non anime sole e accidentali, rende forte l’esigenza di preservare la memoria, in ogni sua manifestazione, cercando il confronto e il dialogo col passato.

Ci riconosciamo ancora nella storia dell’arte? Siamo capaci di sostenere uno sguardo e lasciarci guardare senza vergogna? E di tendere la mano verso ricordi quasi dimenticati? Siamo ancora in grado di abbracciare e lasciarci abbracciare? Abbiamo sufficiente rispetto della terra che calpestiamo e di tutte le sue impronte invisibili?

Study for Left Hand by School of Ludovico Gallina, 18th century, Sheptytsky National Museum
‘Alternative Dimensions’ NFT-Collection – Whisper

ENG

Where eyes cannot see and words are not enough, there is an “ancestral memory” that belongs to us from birth: touch. As soon as they are born, babies seek the mother’s breast without needing to rely on sight. They seek it with their hands, with their mouth. They already know. Hands are our most primal way of knowing, and it is through tactile memory that we connect sensations and feelings. In art, there has been no shortage of examples of virtuosity such that the boundary between canvas and reality has been challenged, that is, sculptural surfaces so polished that we can feel their warmth. Not surprisingly, Canova, like a modern Pygmalion, had come to apply a patina to epidermal surfaces that simulated the color of the complexion.

We are around the middle of the 18th century, when the grandiose play of shadows and the spectacularization of emotions give way to a feeling of rediscovered classical flavor, majestic and composed, the “noble simplicity and quiet grandeur” of which Winkelmann tells us.

In a context, then, purged of the excesses and pomp of the previous art-historical chapter, feelings are harnessed in posed and composed representations, while the eyes and gestures betray passion, and communicate a message.

There is an incredible vocabulary hidden behind the gestures, inaccessible and mysterious speeches destined to remain so over time. In this preparatory drawing that can be ascribed to the school of Ludovico Gallina (1779), we see one hand facing the dimension outside the sheet, so much so that it comes almost instinctively to reach out to the other one to touch the drawing. The image that brings back memories is that of the “hug room” where, only a few months ago, separating us from each other was a transparent plastic diaphragm. But the gesture depicted here, which also pulls in the viewer, is probably rather the iconographic synthesis of an inspired discourse. A warning? Perhaps it is right for each of us to read into it “that speech” that we would need, a recommendation, reassurance, or confirmation for a choice we are unable to accept. Unable to choose, we sometimes rely on chance or fate, like a fortune teller questioned to read the palm and reveal the future. Yet at the exact moment we ask our question, we already have a clear answer.

And in this light sketch our voice is a faint whisper, a light touch that meets the strings of the soul. No disturbance, no fear, just an invitation to inner dialogue.

‘Alternative Dimensions’ NFT Collection – Sottovoce

ITA

Lì dove gli occhi non vedono e le parole non bastano, c’è una “memoria ancestrale” che ci appartiene fin dalla nascita: il tatto. Appena nato, il bambino cerca il seno materno senza bisogno di affidarsi alla vista. Lo cerca con le mani, con la bocca. Lui già sa. Le mani sono il nostro modo di conoscere più primordiale ed è alla memoria tattile che ricolleghiamo sensazioni e sentimenti. Nell’arte, poi, non sono mancati esempi di virtuosismi tali da mettere in discussione il confine tra tela e realtà, ovvero superfici scultoree così levigate da poterne percepire il calore. Non a caso, Canova, come un moderno Pigmalione, era giunto ad applicare sulle superfici epidermiche una patina che simulasse il colore dell’incarnato.

Siamo intorno alla metà del Settecento, quando i grandiosi giochi di ombre e la spettacolarizzazione delle emozioni lasciano il posto ad un sentimento di ritrovato sapore classico, maestoso e composto, la “nobile semplicità e quieta grandezza” di cui ci racconta Winkelmann.

In un contesto, quindi, depurato dagli eccessi e dallo sfarzo del precedente capitolo storico-artistico, i sentimenti sono imbrigliati in rappresentazioni posate e composte, mentre gli occhi e i gesti tradiscono passione, comunicano un messaggio.

C’è un incredibile vocabolario nascosto dietro la gestualità, discorsi inaccessibili e misteriosi destinati a rimanere tali nel tempo. In questo disegno preparatorio ascrivibile alla scuola di Ludovico Gallina (1779), vediamo una mano rivolta verso la dimensione esterna al foglio, tanto da venire quasi istintivo porgere noi l’altra, per toccare il disegno. L’immagine che mi riporta alla memoria è quella della “stanza degli abbracci” dove, solo fino a pochi mesi fa, a separarci dall’altro era un diaframma di plastica trasparente. Ma il gesto qui rappresentato, che pure tira in ballo l’osservatore, probabilmente è piuttosto la sintesi iconografica di un discorso ispirato. Un monito? Forse è giusto che ciascuno di noi vi legga “quel discorso” di cui avrebbe bisogno, una raccomandazione, una rassicurazione o la conferma per una scelta che non riesce ad accettare. Incapaci di scegliere, a volte ci affidiamo al caso o al destino, come una chiromante interrogata per leggere la mano e svelare il futuro. Eppure, nel momento esatto in cui poniamo la nostra domanda, già abbiamo chiara la risposta.

E in questo schizzo leggero la nostra voce è un labile sussurro, un tocco lieve che sfiora le corde dell’anima. Nessun turbamento, nessun timore, solo un invito al dialogo interiore.